Melo domestico (Malus domestica Borkh., 1803)

A sa mela bona attacada su fremme.
Questo detto era utilizzato per indicare che i frutti più buoni e sani vengono prediletti dagli insetti, ma veniva utilizzato anche come metafora per indicare che spesso le cose sgradevoli accadono alle persone buone.
Dal punto di vista sistematico il melo appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Rosales, Famiglia Rosacee, quindi al Genere Malus e alla Specie M. domestica Borkh., 1803.
Il melo è legato a miti e simbolismi, la cui universalità ne
testimonia la diffusione e l'importanza presso i popoli antichi.
In Europa meridionale ci sono evidenze di uso di mele a
partire dal Neolitico (di solito resti di frutti carbonizzati in stazioni
palafitticole, per esempio in Svizzera, Italia, Austria e Svezia), che
suggeriscono però che le mele fossero raccolte in natura e consumate fresche o
conservate per essiccamento, dopo essere state affettate.
Probabilmente, la dispersione occasionale dei semi nei
dintorni degli insediamenti, nei rifiuti o nelle feci, diede inizio alla
coltivazione.
Il termine mela deriva dal latino tardo melum (dal greco antico μῆλον, leggi mèlon) per il classico malum, a sua volta derivante dal dorico μᾶλον, leggi màlon. Il termine potrebbe essere messo in relazione con la radice indoeuropea *mal- dal significato di essere molle, dolce, e avere forse un legame con malva e miele.
Il frutto fresco o in decotto è molto conosciuto e utilizzato come rimedio della medicina popolare, è un ottimo febbrifugo, rinfrescante e antinfiammatorio, utile nella cura d'infezioni delle vie respiratorie, di malattie digestive e delle vie urinarie dovute principalmente a processi infiammatori.