Fico comune (Ficus carica sativa L., 1753 var. domestica)

19.07.2022

Tando po' su oʔrbu non prantana hiu

Letteralmente: allora a causa del corvo (che se la mangia) non piantano fico

Si tratta di una metafora molto più ampia, riferita non solo all'esito del raccolto, ma anche alla volontà del fare nella vita nonostante le avversità.

Dal punto di vista sistematico il fico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Urticales, Famiglia Moraceae, quindi al Genere Ficus e alla Specie F. carica sativa L.

Il fico è generalmente suddiviso in due varietà (prima considerate due sottospecie diverse): var. domestica L. per indicare le forme coltivate e per quelle selvatiche: var. caprificus L.

L'introduzione in Sardegna non è databile, si fa risalire ai contatti con Micene e Creta, si ritiene fosse presente durante il Periodo Fenicio - Punico (nuragici). La cultura del fico divenne specializzata intorno ai monasteri, il ricordo di tale attività la ritroviamo anche sulla toponomastica. Sotto la dominazione spagnola ci fu un declino della frutticoltura, che divenne insufficiente e via via non specializzata. Solo alcune zone come a Bosa e in Ogliastra (nel 1700) riuscivano a esportare i fichi in Italia e in Spagna.

In generale, tale coltura non venne valorizzata fino ai giorni nostri, diverse sono le cause, prima fra tutte la confusione varietale e la scarsa conoscenza di questa importante risorsa.

È un albero dal fusto corto e ramoso che può raggiungere altezze di 6-10 m; la corteccia è finemente rugosa e di colore grigio - cenerino; la linfa è di un bianco latte; i rami sono ricchi di midollo con gemme terminali acuminate coperte da due squame verdi, o brunastre.

Le foglie sono grandi, scabre, oblunghe, grossolanamente lobate a 3-5 lobi, di colore verde scuro sulla parte superiore, più chiare e ugualmente scabre sulla parte inferiore.

Il frutto (syconium) è in realtà una grossa infruttescenza carnosa, piriforme, ricca di zuccheri a maturità (siconio) di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo, cava, all'interno della quale sono racchiusi i fiori unisessuali piccolissimi.

Una piccola apertura apicale, detta ostiolo, consente l'entrata degli imenotteri pronubi; i veri frutti che si sviluppano all'interno dell'infiorescenza (infruttescenza), sono numerosissimi piccoli acheni. La polpa che circonda i piccoli acheni è succulenta e dolce, e costituisce la parte edibile.

In base al periodo di maturazione dei siconi fecondati, possiamo suddividere il fico in tre grandi categorie: i fioroni precoci (maggio-fine giugno), sviluppatisi da gemme dell'autunno precedente; i fichi o forniti (da giugno in poi) da gemme primaverili che maturano a fine estate; e i cimaruoli tardivi formati da gemme estive.

Le varietà unifere fioriscono una volta soltanto, mentre le bifere in genere producono fioroni primaverili sui rami dell'anno precedente e fichi estivi o autunnali sui rami nuovi.

Nel primo anno di lavoro 2020-2021 per il Fico sono state rilevate 14 varietà: F. c. var. bianca; F. c. var. bianca de duas vias; F. c. var. bianca de vinza; F. c. var. duas vias; F. c. var. de vinza; F. c. var. cana; F. c. var. gargarutza; F. c. var. meana, F. c. var. mazzarba, F. c. var. musteddina, F. c. var. murra; F. c. var. perdinzana; F. c. var. pessiʔina; F. c. var. ruvia. 

Alcune varietà segnalate, sono attualmente in fase di studio per poter essere inserite nel volume, come: F. c. var. 'e monte (Ollolai), F. c. var. lada (Teti, Ollolai), F. c. var. mele (Fonni), F. c. var. orrodedda (Tiana), F. c. var. varzu (Ollolai).



  

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