Ciliegio comune (Prunus avium L., 1755)

Cada puzzone intinniada eressia.
Qualsiasi uccello aggredisce le ciliegie come fa la fiamma con il legno!
Questo detto sta a indicare la situazione in cui le persone buone vengono spesso attaccate dalle persone più aggressive.
Usato anche per indicare: i cattivi che se ne approfittano dei più deboli, ma anche per sottolineare che rimane il frutto prediletto di ogni specie di volatile.
Dal punto di vista sistematico il ciliegio appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Rosales, Famiglia Rosaceae, quindi al Genere Prunus e alla Specie Prunus avium L.
La storia della classificazione è piuttosto confusa, Linneo poi cambiò la classificazione da una varietà: Cerasus racemosa, a una specie: Prunus avium.
Alcuni semi di specie di ciliegie sono stati trovati in siti archeologici dell'età del bronzo e in siti archeologici romani in tutta Europa.
In Sardegna fu probabilmente importata e propagata durante la
dominazione romana, in tutti i periodi storici successivi si ritrovano tracce
di tale coltura.
Dal latino, Prunus avium, significa "ciliegio degli uccelli".
Il ciliegio si trova dell' Europa, dell'Africa nord ovest, Asia, delle Isole Britanniche, fino in Marocco, Tunisia, in Norvegia, in Svezia, Polonia, Ucraina, Caucaso, a nord dell'Iran, con anche una piccola popolazione nell'ovest dell'Himalaya.
Poco abbondante e disperso in bosco, non è specie pioniera, per espandersi naturalmente necessita di un ambiente e di un microclima stabile.
I ciliegi piantati o nati in gruppo all'interno di boschi e foreste diventano molto appetibili per i grossi erbivori (caprioli, cinghiali) e più sensibili al cancro batterico, e alla cilindrosporiosi, oltre che agli attacchi degli insetti.
A Portamento arboreo, caducifoglia e latifoglia, cresce dai 15 ai 32 m di altezza.
Gli alberi giovani mostrano una forte dominanza apicale con un tronco dritto e una corona conica simmetrica, che diviene arrotondata e irregolare negli alberi più vecchi. Vive circa 100 anni ed esige la luce.
La corteccia è levigata porpora-marrone con lenticelle grigio - marrone negli alberi giovani, che diventano scure più spesse e fessurate negli alberi più vecchi.
Le foglie sono alternate, ovoidali acute semplici, glabre di un verde pallido o brillante nella parte superiore, che varia finemente nella parte inferiore, hanno un margine serrato e una punta acuminata, con un picciolo che porta da 2-5 piccole ghiandole rosse.
L'apice della foglia porta delle ghiandole rosse. In autunno le foglie diventano arancioni, rosa o rosse prima di cadere.
I fiori bianchi peduncolati, sono disposti in corimbi, ogni fiore pendente su un peduncolo, con 5 petali bianchi, stami gialli, e un ovario supero.
I fiori sono ermafroditi e vengono impollinati dalle api, la fioritura ha luogo generalmente ad aprile.
Il frutto è una drupa carnosa (ciliegia) di un rosso brillante fino a un viola scuro quando matura a inizio estate. Il frutto commestibile ha un gusto da dolce ad astringente e amaro, a seconda delle varietà, esso contiene un singolo nocciolo il seme dentro al guscio, la maturazione si ha soprattutto in giugno.
Le ciliegie venivano consumate fresche oppure messe sotto spirito (cufettu), o ancora essiccate per ottenere: sa papassa de eressia (Ollolai). I peduncoli a Ovodda vengono tutt'oggi conservati per poterli utilizzare a scopo decorativo sui dolci tradizionali a pasta di mandorle: sas fruttinas che riproducono le ciliegie.
Le proprietà officinali sono: antigottose, antiuriche, diuretiche
I peduncoli o piccioli dei frutti ancora acerbi del ciliegio sono utilizzati contro la ritenzione idrica e come coadiuvanti nel trattamento della cellulite, per le loro spiccate proprietà drenanti. Venivano utilizzati nella medicina tradizionale, sotto forma di infusi e decotti, per drenare i liquidi e riattivare la circolazione cutanea, in caso di gonfiori e gotta.
Inoltre le foglie
in decotto o infuso, sono un efficace rimedio antinfiammatorio delle vie
urinarie, utile nel trattamento delle cistiti, uretriti e nefriti; e come diuretico, per eliminare gli
acidi urici nella cura della gotta, dei calcoli
renali e della renella.
I noccioli venivano utilizzati per riempire dei cuscini, che poi all'occorrenza venivano riscaldati e utilizzati nella terapia del calore.